La mediazione che risolve le controversie

17 Ott 2015 News

Dagli scenari familiari a quelli di tutela dei consumatori. Uno strumento che presuppone in tutti i casi l’idea del fare rete tra professionisti.

Sapersi reinventare, anche attraverso l’uso delle nuove tecnologie. Ma senza trascurare il “Fare Rete” tra professionisti, per mantenere vive le competenze, arricchirsi, e trovare nuove soluzioni ai problemi. Ovvero mediare.

Questo lo spunto introduttivo pomeridiano di Alessia Buratti, presidente di Gi.Pro., ente organizzatore del Festival delle Professioni. E questo, in sintesi, l’argomento chiave dell’incontro di oggi pomeriggio inserito nel Festival delle Professioni, che ha visto due diversi momenti di confronto, il primo dedicato allo scenario familiare e il secondo allo scenario della tutela dei diritti dei consumatori.

La mediazione più incisiva, e quindi più risolutiva, è quella che contempla una multidisciplinarietà al suo interno, dove le competenze tecniche si associano ad altri elementi fondamentali, offrendo metodi alternativi rispetto al giudizio amministrato dagli organi giurisdizionali pubblici. Alla base vi è una crescita culturale di tutte le professionalità coinvolte e delle competenze trasversali.

Parlando di mediazione familiare, Roberta Bommassar, psicologa psicoterapeuta e vicepresidente dell’Ordine degli Psicologi di Trento, spiega che lo strumento si pone lo scopo di trasformare la crisi, che in greco vuol dire cambiamento – e il conflitto che ne deriva – in qualcos’altro di utile alla coppia e alla famiglia. Presupponendo uno sforzo d’insieme delle parti, con il primario interesse di tutelare i figli.

A tal proposito la dott.ssa Benini, Agenzia provinciale della mediazione, ha precisato che dal 2011 la PAT ha attivato il servizio di mediazione familiare, garantendo alle famiglie sostegno pubblico e gratuito su tutto il territorio (sono 12 attualmente i mediatori familiari specificamente formati, oltre ad un punto informativo al Tribunale di Trento e uno a Rovereto): la centralità rimane garantire il benessere dei minori e la necessità di interazione all’interno di schemi trasversali a tutto tondo tra operatori sociali, mediatori e psicologi.

Lidia Porri, psicologa e psicoterapeuta, lavora – tra le altre cose – anche come formatrice della Provincia. Ma cos’è di fatto la mediazione familiare? È un percorso strutturato dove il mediatore si comporta da terzo neutrale, tra due genitori in conflitto. Lo scopo è quello di riorganizzare le organizzazioni familiari, trovando nuovi accordi per gestire le questioni, affettive o patrimoniali, che sono inerenti a una separazione. Tali accordi sono personalizzati in base alle esigenze di ciascun nucleo familiare. Come l’affidamento dei figli, ad esempio, la gestione delle vacanze, della presenza dei genitori, della comunicazione della separazione stessa ai figli. O tematiche più strettamente patrimoniali ed economiche. La ricerca di soluzioni condivise porta a una pacificazione del conflitto, dove entrambi i coniugi trovano una nuova modalità di relazionarsi tra loro e un nuovo benessere. La conflittualità, da distruttiva, diventa quindi costruttiva. È essenzialmente un percorso breve, a differenza della terapia di coppia, coniugata o convivente, con o senza figli (quest’ultima più rara) che può risolversi in una decina di incontri dai quali può nascerne un documento scritto, utile ai fini di una separazione consensuale in tribunale. Ci sono però delle condizioni “non mediabili”: ad esempio quando la decisione della separazione non è stata presa in anticipo o quando vi sia una differenza di potere tra i due genitori, per cui può rendersi utile in aggiunta anche un sostegno psicologico. Altro caso è quello della tutela di minori in casi di violenza domestica e maltrattamento.

L’avvocato Lorenza Cescatti, del Foro di Rovereto, illustra le differenze tra mediazione, media conciliazione e negoziazione assistita. Quest’ultima, in particolare, è un istituto nuovo e potente, introdotto dal D.L. 132/2014, che conferisce efficacia esecutiva alla classica transazione, negoziata dagli avvocati delle parti. La Negoziazione assistita consente agli avvocati e alle parti di esplorare problemi di natura personale, oltreché giuridica, aprendo così un confronto ampio e ricco di risorse, ma anche potenzialmente esplosivo. Chi negozia deve perciò avere grande competenza comunicativa. Inoltre, segue formalità che consentono di risparmiare tempo e denaro, ma che possono anche vanificare i risultati raggiunti col negoziato o creare problemi nuovi, ove trascurate.

La Mediazione familiare, invece, come già detto, consente ai coniugi di esplorare le necessità reciproche e gli interessi, per organizzare un accordo pienamente soddisfacente sul profilo emotivo ed economico. La vita sentimentale di una coppia in questo caso influisce infatti moltissimo sulle decisioni e sulle condizioni della separazione: non tutte le coppie sono consapevoli del conflitto in essere e in questo il mediatore può aiutare a far emergere i punti cruciali della discussione. La Mediazione familiare, che si basa essenzialmente su un lavoro di rete tra tutti gli operatori in gioco, trova posto anche nella Negoziazione assistita perché consente ai coniugi di guardarsi negli occhi per chiarire i loro conflitti emotivi e consente agli avvocati di concentrare la loro attenzione sul contenuto giuridico ed economico della separazione e del divorzio. Un professionista che assista le parti in questa negoziazione deve quindi saper affrontare gli aspetti relazionali, oltreché quelli economici e fiscali della separazione.

Come ha spiegato nella seconda parte dell’incontro Danilo Mimmi, coordinatore del Servizio di Consulenza Giuridica di AltroConsumo, che ha al suo interno circa 80 avvocati, la conciliazione viene in soccorso ai diritti dei consumatori come risoluzione stragiudiziale delle controversie. L’Unione Europea ha approcciato la problematica negli ultimi anni con nuove direttive, tra le quali quella del 2013 è volta a definire un sistema efficiente di tutela. Pone l’attenzione su aspetti nuovi il centro ADR, che può mantenere un sito web, accettare domande on-line, consentire lo scambio di informazioni tra parti anche per via elettronica, garantire un corretto trattamento dei dati. Interessante è a tal fine lo strumento della conciliazione paritetica, volto a risolvere il contenzioso tra consumatori e professionisti. Il termine paritetica indica che non vi è un elemento terzo coinvolto e nessuno che arbitra o media. Sono semplicemente le parti messe a confronto e la procedura da sola fa sì che le parti trovino un accordo, che viene fatto prima con l’aiuto delle associazioni di consumatori. Le parti, quindi, si impegnano a sedersi ad un tavolo per la risoluzione della controversia. Come dire, l’azienda si impegna a discutere del problema con il consumatore, o nel caso l’associazione che lo rappresenta: è una convenienza, perché si crea una fidelizzazione del cliente, soddisfatto della risoluzione. Le grandi aziende, (del settore delle telecomunicazioni per il 67% e del settore acqua energia per il 23%, stando ai dati del 2013) pertanto, hanno interesse a creare protocolli di conciliazione prestabiliti con le associazioni dei consumatori per dare una risposta a un numero potenzialmente indefinito di reclami. Il consumatore, alla luce dei fatti, rinuncia a far valere il suo diritto e tutto il sistema funziona a regime, perché la conciliazione offre una soluzione gratuita. Oltre il 90% degli accordi si conclude in maniera positiva, percentuale che nel settore telefonia sfiora il 100%. Inoltre vi è la certezza del confronto a costo nullo per il consumatore, assorbito dall’associazione/azienda (fidelizzazione).

Quali sono le qualità di un conciliatore? Oltre che un tecnico esperto conoscitore delle norme del settore e fine psicologo, il bravo conciliatore è anche un abile comunicatore (“non hai veramente capito qualcosa finché non sei in grado di spiegarlo a tua nonna”, Albert Einstein). Ed è bene ricordare che la conciliazione dev’essere sempre considerata come un’opportunità, non come una seconda scelta.

A tirare le fila del discorso è stato Filippo Vircillo, presidente di GEO-CAM, associazione nazionale geometri, consulenti, tecnici, arbitri e mediatori. Un discorso, il suo, in contrasto con quanto precedentemente detto che si focalizza sulla differenza tra la transazione (tra colleghi) e la mediazione come precedentemente intesa. Geo-Cam, quindi, applica un metodo di mediazione collaborativa, per offrire la possibilità di trovare una soluzione alle persone dialogando tra di loro. Anziché demandare a qualcuno la risoluzione di un problema al posto di un altro, si “lavora” in una realtà virtuale, focalizzando gli obiettivi e ridimensionando i problemi. Cattiva comunicazione, percezioni soggettive, non ascolto: sono gli ostacoli alla risoluzione dei conflitti. Flessibilità, creatività, rottura di schemi mentali, oltre ad una buona sinergia tra professionisti sono invece le armi che si debbono mettere in campo per una risoluzione collaborativa delle controversie.

Per maggiori informazioni contattate l’ufficio stampa: Silvia Bruno 333 9980836

Per scaricare il programma: http://www.festivaldelleprofessioni.it/programma-2015/