Parte da Trento la sfida delle nuove professioni nello sport

16 Ott 2015 News

Contro la discriminazione, a favore della professionalizzazione, questa mattina al Festival delle Professioni il confronto tra testimoni, ricercatori, formatori, insieme per favorire una svolta necessaria. Idem lancia un’indagine conoscitiva.

In Italia il campo delle attività sportive è ancora segnato da profonde differenze di genere in termini di accesso alla pratica sportiva, sia con riferimento alla maggiore rilevanza economica, sociale e mediatica dello sport praticato dagli uomini, sia per quanto concerne il campo della tutela dei diritti e della rappresentanza femminile negli organi istituzionali nazionali e internazionali che amministrano lo sport. A fine settembre un gruppo di parlamentari, guidate da Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato, ha presentato un Ddl volto ad affrontare il tema dei diritti delle atlete e condividere soluzioni possibili e concrete per superare definitivamente le discriminazioni di genere nello sport.
Mentre i contenuti del disegno di legge prendevano corpo, la scorsa primavera, a Trento si teneva il 1° workshop delle università italiane in materia di sport e università. Lo spunto era venuto dalla constatazione che era mancato, nel nostro Paese, un tavolo nazionale di lavoro sul tema dello sport universitario dal punto di vista dell’Accademia, in cui i referenti accademici dei diversi Atenei potessero confrontarsi su progetti legati allo sport, iniziative specifiche, problematiche comuni, ricerca di finanziamenti, visioni per il futuro. L’incontro era stato l’occasione per riflettere sul ruolo che lo sport gioca – e soprattutto potrebbe/dovrebbe giocare – nel sistema universitario italiano in tutti gli ambiti della mission universitaria, con particolare, ma non esclusivo, riferimento alla didattica (inclusi i programmi di dual career per gli studenti-atleti di alto livello), ai servizi agli studenti, alla ricerca e al trasferimento della conoscenza e dell’innovazione.
La stessa università di Trento è partner, insieme ad Asag, l’Alta scuola di Psicologia Agostino Gemelli, del Master “Sport e intervento psicosociale”: un percorso unico in Italia – fra i pochissimi in Europa – destinato ad approfondire il ruolo sociale dello sport e le ricadute dello sport sul territorio.
Tre momenti fortemente correlati che hanno indotto i referenti a immaginare un gruppo di contatto transdisciplinare sul tema della crescente professionalizzazione del mondo dello sport, a tutti i livelli: per rispondere alla crisi del modello tradizionale, basato sul dilettantismo, e per definire il contesto di competenze sofisticate e complesse richieste dagli scenari attuali.
L’incontro promosso questa mattina a Trento nell’ambito del Festival delle Professioni è dunque una tappa di un percorso di riflessione e di approfondimento continuativo molto più articolato. In apparente contraddizione con il tema della discriminazione femminile nel mondo dello sport, gli interventi sono stati soprattutto di donne: a testimoniare quanto sia stato difficile, per queste protagoniste, conquistare gli spazi ritagliati. Al tavolo dei relatori Caterina Gozzoli e Chiara D’Angelo, di ASAG, Cinzia Carovigno, avvocato, arbitro internazionale, già astista, Paola Mora, presidente del circolo velico di Ledro e vicepresidente Coni di Trento, Gaia Volta, avvocato ed ex atleta di Coppa del Mondo di snowboard, Ada Sinigalia, consulente in comunicazione, Componente Gruppo di lavoro FERPI, Sara Ferrari, assessore all’università e ricerca, politiche giovanili, pari opportunità, cooperazione allo sviluppo PAT. Con loro anche Paolo Bouquet, Università di Trento, delegato del Rettore per lo sport e Paolo Bertaccini, ASAG/Territoria, intervenuto quest’ultimo in qualità di moderatore.

Chiara d’Angelo ha illustrato i lavori di ASAG: “Da anni – ha detto – studiamo le professioni del mondo dello sport, lo sviluppo delle carriere, la ricerca di competenze specifiche che consentano di fare la differenza. L’idea è quella di supportare i professionisti che già abitano il mondo dello sport nello sviluppo di competenze psicosociali per meglio far vivere le proprie organizzazioni. Sempre più spesso facciamo consulenze specifiche a team di tecnici per lo sviluppo di competenze relazionali tanto necessarie nella gestione dei gruppi di sportivi. Negli ultimi anni, un altro ambito che sta emergendo è quello dell’accompagnamento nella transizione dall’essere atleta ad essere altro: nella reinvenzione di sé stessi al termine della carriera di professionista”.

Gaia Volta è intervenuta sul tema della gestione degli interessi degli atleti, che spesso rischiano di essere oggetto di varie forme di aggressione: “Una dozzina di anni fa – ha raccontato -, da snowboarder impegnata in varie gare di Coppa del Mondo, ho faticato a relazionarmi con gli sponsor (allora i contributi a disposizione erano molti). Al tempo studiavo alla facoltà di Giurisprudenza: oggi mi occupo di gestione di diritti d’immagine degli atleti. Seguo sportivi già affermati, anche campioni del mondo, ma in sport minori: questa è la mia sfida. Si tratta di persone che hanno raggiunto il top, e lo fanno per passione: li affianco quando devono cedere la propria immagine per pubblicità e programmi televisivi, perché non sono coscienti delle proprie potenzialità, per tutelarli dal punto di vista contrattuale. È un campo nuovo, una professione che mi sono inventata, complessa e stimolante”.

Paola Mora ha parlato soprattutto dell’evoluzione della figura del dirigente sportivo: “Fino al Dopoguerra lo sport era considerato solo ai fini prestazionali. Ora le componenti motoria e sportiva sono osmotiche. Nel tempo le figure di volontari e dirigenti (che spesso sono volontari) hanno subito un percorso di professionalizzazione. Un iter importante per chi presiede un’associazione sportiva dilettantistica (il 99% del totale delle associazioni che abbiamo in Italia) che è la prima realtà ad avvicinare in prima battuta un giovane allo sport. Lo sport in Italia non può vivere senza volontariato, ma da dieci anni a questa parte anche l’apporto del volontariato è stato regolamentato”.

“Oggi lo sport è sempre più professionalità e competenza – ha aggiunto Cinzia Carovigno -, il talento non basta. L’atleta è un uomo: lo sport è sconfitta, lo sport è vittoria, ma soprattutto convinzione, psicologia, resilienza. Sono tutti ingredienti che fanno di un atleta un ottimo sportivo. Ci sono moltissimi atleti che avevano meno talenti di altri, ma hanno avuto la possibilità di esprimere in modo diverso il proprio potenziale e hanno avuto risultati migliori di colleghi con maggiori doti in partenza. Essere preparati è necessario, non solo sotto il profilo atletico ma anche e soprattutto dal punto di vista psicologico”.

Da Roma, Josefa Idem, senatrice e già canoista olimpica, ha trasmesso un messaggio di incoraggiamento al percorso intrapreso dal gruppo di lavoro e ha inoltrato il documento di avvio di un’indagine conoscitiva del Parlamento su questi temi, preliminare alla discussione del disegno di legge composto.

Alla notizia dell’avvio dell’indagine ha plaudito Caterina Gozzoli: “Ho molto a cuore le tematiche legate alla ricerca e alla formazione e questo incontro è un’occasione importantissima per sottolineare la centralità di queste discipline. Oggi lo sport significa davvero tantissimo: dobbiamo chiederci in primo luogo cosa chiediamo allo sport. Il secondo passaggio che ne deriva è individuare quale professionalità occorra di conseguenza. Oggi si inizia finalmente a dibattere del fatto che anche chi non è coinvolto direttamente nella pratica sportiva ha un ruolo, e finalmente si riesce a fare sistema con le istituzioni”.

“Nella nostra tradizione – ha aggiunto Paolo Bouquet – manca una cultura sportiva: lo sport è stato erroneamente inteso come un dopo studio. Per questo a Trento lavoriamo perché lo sport possa figurare in maniera trasversale nelle tre missioni che costituiscono la specificità dell’Università: ricerca, formazione e trasferimento tecnologico”. E a proposito della cosiddetta employability: “Molti studi dimostrano che chi ha fatto sport o ha gestito attività ed eventi sportivi ha più probabilità di trovare lavoro e guadagna di più. Ancora, lo sport è un fattore competitivo perché incide in maniera importante sul Pil di un territorio, creando un indotto allargato”.

Ha plaudo alla nascita e al prosieguo positivo del percorso Sara Ferrari: “Siamo dei pionieri – ha dichiarato – e non potremo che avere successo: lo sport è multicanale, multisettoriale e multidisciplinare e può dare un valore aggiunto. Spesso non si tiene presente come le società sportive siano agenzie educative, momenti in cui si danno messaggi sociali molto forti”. Ferrari ha evidenziato il bisogno di un ulteriore investimento nell’abbattimento delle discriminazioni: “Spesso l’impegno delle sportive non è preso sul serio quanto quello dei colleghi maschi. La responsabilità di invertire questo tipo di approccio è anche pubblica. In questo territorio la consapevolezza del valore dello sport in tutti i sensi è maturata: ci vuole un impegno ancora maggiore per risvegliare la collaborazione e la responsabilizzazione di diversi interlocutori”.

Da ultimo l’intervento di Ada Sinigalia, che ha espresso il punto di vista di quanti si occupano di comunicazione: “Lo sport crea emozioni: l’emozione è una leva forte, per chi fa comunicazione. Una leva che avvalora la reputazione, ovvero la traccia che viene lasciata nella mente delle persone sulla base delle nostre parole. La comunicazione deve avere alla base un progetto, che sappia prendere in considerazione pubblici diversi, attese diverse, temi diversi. Un percorso responsabile di comunicazione conviene”.

Per concludere, Paolo Bertaccini ha dato lettura al messaggio inviato da Stefania Demetz, AD della Saslong in Val Gardena: Demetz ha toccato i temi dei valori e delle competenze di quanti si occupano di sport, partendo dalle complesse dinamiche legate alla promozione di eventi sportivi di grande calibro. “E’ sempre più urgente – scrive – creare un movimento sulla formazione professionale di funzionari sportivi che tenga conto dei concetti di etica e responsabilità”.

Per maggiori informazioni contattate l’ufficio stampa: Silvia Bruno 333 9980836
Per scaricare il programma: http://www.festivaldelleprofessioni.it/programma-2015/