Capuozzo, i Marò e il “segreto di pulcinella”

15 Ott 2015 News

“Tutti lo sanno che sono innocenti. Ma nessuno ci crede veramente. E intanto devono passare altri tre anni. Un’inchiesta basata sul nulla, che avvelena i rapporti con l’India e dalla quale anche l’Italia non esce per niente bene”.

Una vicenda infinita, e intricata. Una vicenda dolorosa, quella dei nostri marò prigionieri in India. Sull’odissea di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone prigionieri in India Toni Capuozzo ha scritto un libro – “Il segreto dei marò” – edito da Mursia, pubblicato lo scorso giugno e presentato anche in occasione della quarta edizione del Festival delle Professioni, a Trento. A intervistarlo il giornalista Enrico Franco.

“Questa è una questione che riguarda da vicino l’intera comunità italiana – ha spiegato Capuozzo, da sempre convinto della loro innocenza – ma non si può continuare a far finta di niente. Ora siamo in pieno dibattito sul diritto di giurisdizione tra Italia e India, ma la decisione finale sarà decretata dal Tribunale internazionale dell’Aja solamente fra tre anni”. E intanto che si fa? È giusto che due persone restino per sei anni in attesa di un processo? Ne sono già passati quasi quattro. “E non è stato risolto nulla. Adesso altri tre anni di attesa per l’arbitrato internazionale. Sulle teste dei nostri due Marò pesa intanto ancora un’accusa infamante. Dal mio punto di vista tutto ciò è intollerabile e dovrebbe essere il governo attuale a lavorare per trovare una soluzione extra-giudiziale della vicenda. Cosa che però non sta facendo”.

È un “segreto di pulcinella”, quello dei Marò. Un segreto che non è più tale, qualcosa che ormai è diventato di pubblico dominio nonostante i tentativi di tenerlo nascosto. I capi d’accusa, secondo Capuozzo, non reggono proprio per niente e non è una novità che l’India sia un Paese dai mille contrasti. L’Italia, dal canto suo, non ha mai saputo che pesci pigliare. Ed è stata certamente la prima a non credere veramente alla loro innocenza, anche se al tempo stesso si è comportata all’opposto, accogliendoli su un tappeto rosso al Quirinale.

Nel mirino dell’analisi di Capuozzo finiscono principalmente i componenti del governo Monti, soprattutto Corrado Passera, allora ministro degli Affari economici, e Giampaolo De Paola, all’epoca ministro della Difesa, che decise di rispedirli in India. “Non solo – aggiunge Capuozzo -, anche Giorgio Napolitano ha avuto le sue belle colpe: come Capo dello Stato era anche Capo della magistratura”.

E allora non resta che andare a ripercorrere i fatti di quel 15 febbraio di sei anni fa. L’unica cosa certa di quel giorno è che ci sono stati due morti, due pescatori. Ma tutti gli elementi del capo d’accusa non reggono. E nel suo libro Capuzzo prova a smontarli uno per uno.

Ricapitolando i fatti, il 15 febbraio 2012 nell’Oceano Indiano due pescatori vengono uccisi da una raffica di colpi sparata da una nave mercantile. Nello stesso giorno la Enrica Lexie, petroliera italiana con a bordo un Nucleo Militare di Protezione, ha respinto un tentativo di abbordaggio da parte di una nave di pirati. Nel giro di poche ore la nave italiana inverte la rotta e viene fatta ormeggiare nel porto di Kochi, e qualche giorno dopo i due fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, vengono arrestati. Comincia così il “caso marò”, e nel libro di Capuozzo la vicenda viene delineata come un limbo giudiziario fatto di inchieste approssimative, estenuanti dibattiti sulla giurisdizione e sull’immunità funzionale, rinvii e nulla di fatto.

Emergono molte contraddizioni e molte lacune dell’inchiesta indiana e Capuozzo avanza un’ipotesi di innocenza dei due militari, mai fatta propria dalla diplomazia italiana. “Latorre e Girone hanno sempre detto: siamo innocenti. Non abbiamo ucciso noi, noi abbiamo sparato in acqua. E certamente sono convinto che non abbiano sparato all’impazzata su due pescatori inermi. Ma nessuno finora gli ha creduto. Perché per una colpa non commessa hanno già scontato tre anni e mezzo di pena? Non è un caso che gli indiani non siano arrivati a istruire un processo. Perché non c’è alcuna prova della loro colpevolezza, ci sono al contrario molte prove della loro innocenza. Ci si è attestati sulle questioni di diritto internazionale, quelle che hanno portato all’arbitrato, ma si è preferito evitare un braccio di ferro con l’India, come se l’innocenza dei due marò fosse un ostacolo al business delle commesse militari e agli affari civili”.

La verità fa male. E quando Toni Capuozzo ha chiesto ad alcune case editrici di pubblicare il suo libro, da molte ha ricevuto risposta negativa. Ma questo libro scomodo (nessuno ne esce facendo una bella figura, se non i due Marò, forse) è ora in circolazione. E il caso riparte.

Enrico Franco domanda ancora: “Quale l’incapacità dei vertici politici e militari italiani in tutto ciò?” Tutto parte dalla modalità con cui i due marò sono stati imbarcati. Secondo Capuozzo, infatti, Latorre e Girone erano privi di telecamera e di macchina fotografica, dotazioni fondamentali secondo gli standard internazionali per i militari in servizio anti pirateria. “Se avessero avuto quelle dotazioni non si troverebbero in questa situazione. E ribadisco, nessuno ha approfondito i dettagli della scena del crimine, nessuno è andato vedere i documenti dell’inchiesta indiana, – afferma il giornalista – le testimonianze e le perizie inattendibili. E poi perché nelle istituzioni italiane è maturato sin dalle prime ore la convinzione che si potesse risolvere tutto a tarallucci e vino, magari pagando risarcimenti alle famiglie, scontando una detenzione dorata dei due fucilieri di marina, patteggiando una via d’uscita.”

Quanto pesano i rapporti commerciali Italia – India in questa storia? “Hanno pesato soprattutto le commesse militari. Potevamo pensare di mantenere buoni rapporti con il primo compratore di merci militari al mondo, l’India, alzando la voce sui marò? Sta di fatto che il business è continuato. Il business civile non era vistoso prima di questa vicenda, e certo ne ha un po’ sofferto. Basti andare a Expo 2015 a Milano: non c’è un padiglione India, manca all’appello il secondo paese al mondo per popolazione e uno dei protagonisti delle sfide alimentari, ma il governo indiano ha preferito disertare l’appuntamento”. Tra i tanti misteri che stanno dietro questa vicenda, vi è anche la possibilità che la morte dei due pescatori sia avvenuta per “fuoco amico”, in uno scontro tra i pirati che puntavano a una nave mercantile e la Guardia Costiera, e dunque si dovessero trovare dei colpevoli a caso. Ma chi sono in realtà questi pirati? “Credo che oggi debbano essere ricollocati nella fragilità di un mondo disordinato e confuso – risponde Capuozzo – dove la distinzione tra ideologie politiche e religiose, tra bene e male, tra furti e piraterie, non è per niente chiara. Non si ha che fare con eserciti organizzati di stati ostili, ma con eserciti smaterializzati, piccoli nuclei che navigano a vista in questa confusione globale”. Una guerra calda e disordinata, insomma, in netto contrasto con “l’ordine della guerra fredda” – dal titolo dell’omonimo libro di Sergio Romano – così come ricordato in chiusura di intervista dal moderatore Enrico Franco prima di lasciare spazio al pubblico per le domande.

Per maggiori informazioni contattate l’ufficio stampa: Silvia Bruno 333 9980836

Per scaricare il programma: http://www.festivaldelleprofessioni.it/programma-2015/